Inizia il viaggio
Mi trovai ad un bivio: vacanze canoniche oppure l’acquisto di un biglietto per il Vietnam andando così a conoscere la patria del Vovinam?
E’ il 1999, inizia ciò che possiamo chiamare “Vietnam e Vovinam, un viaggio senza fine”. Nel mese di marzo il mio maestro propose, a me ed altri 4 mie compagni di allenamento, di andare con lui in Vietnam per circa 25 giorni in occasione del 2° festival delle arti marziali. In quella occasione era previsto anche il 2° Torneo Internazionale di Vovinam, al quale avremmo dovuto partecipare. Inoltre ci saremmo dedicati agli allenamenti nelle palestre più rinomate e famose di Ho Chi Minh City, la ex Saigon, nel sud del Vietnam.
Fu una decisone facile
In realtà non ci misi molto a decidere. Nel novembre del 1998 avevo avuto l’occasione di conoscere il Team Vietnamita e il Gran Maestro Nguyen Van Chieu in uno stage in Spagna, quindi ero già molto incuriosito e comunque il mio maestro aveva già viaggiato in Vietnam 2 volte. I suoi racconti non avevano fatto altro che esaltare la mia voglia di conoscere da vicino questo incredibile paese, quindi la sua richiesta fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nel caso specifico che mi fece optare il viaggio in Vietnam senza esitazioni.
Ricordo ancora il prezzo di quel volo, ben 1.650.000 Lire! D’altronde era la mia prima volta fuori dall’Europa, avevo fatto il passaporto appositamente per questo viaggio, non posso dimenticare…
Bene, volo acquistato: Milano>Francoforte>Bangokok>HoChiMinhCity, si va.
Questo viaggio segna in me l’inizio di una pratica molto differente da ciò che era avvenuto fino a quel momento.
10 di pratica nel 1999. 10 anni di pratica intensa, come molte esperienze in italia e all’estero, competizioni , stage, ma il Vietnam era una cosa diversa. Competizione a parte, sarei andato anche solo per avere l’occasione di allenarmi.
In ogni caso mi preparo anche per la gara, anche se ammetto di non avere un vivo ricordo della preparazione, ma solo che portai il Quyen di Spada (Tinh Hoa Luong Nghi Kiem Phap), una forma delle mie preferite e con la quale stavo avendo qualche soddisfazione negli ultimi anni, e poi preparai il Song Luyen Kiem, ma senza alcuna pretesa particolare.
Al tempo ero 2° dang, cintura gialla 2° cap, e mi fu data l’occasione di fare l’esame per il 3° proprio in Vietnam. Ai tempi era una cosa abbastanza semplice, bastava una richiesta e l’approvazione del maestro in Vietnam e ti organizzavano una sessione apposita. Anche gli altri mie compagni avrebbero presentato l’esame, loro però per dei gradi inferiori. Per me era una grande occasione, ancora più importante della competizione.
Difficile oggi definire ciò che consideravo più rilevante, sicuramente entrambe le cose, ma forse l’esame portava con sé qualcosa di più intenso della competizione.
Arriva il giorno della partenza
Partimmo intorno ai primi di Luglio. Viaggio lungo di cui ricordo ancora l’impatto con il mondo asiatico nel lungo scalo di Bangkok, il primo scontro con il caldo umido del Sud Est Asiatico. Fu scioccante.
L’impatto con il Vietnam
Arrivammo ad Ho Chi Minh City che era tarda mattinata dopo l’ultimo volo di 1 ora e 30 minuti, c’era un folto gruppo di vietnamiti e il maestro ad aspettarci, una accoglienza che mai mi sarei aspettato, un caldo incredibile, mai sentito prima, ed un traffico di motorini che a sentirne precedentemente i racconti sembrava ci prendessero in giro.
Prima del viaggio dovevamo decidere anche dove andare a dormire. Ci era stata lasciata libera scelta. Io un po’ per una questione economica, un po’ perché preferisco muovermi all’avventura, avevo scelto di andare a dormire a casa del Maestro Chieu insieme ad altri atleti di diverse nazioni. Mi piaceva l’idea di stare in casa del maestro e insieme ad altri atleti che come me stavano condividendo quell’esperienza.
Dal 1999 ad oggi (2019) sono stato in Vietnam altre 18 volte, ma quel primo viaggio resta una delle esperienze più vivide che abbia mai provato nella mia pratica di Vovinam dal 1989 ad oggi.
Furono 3 settimane intense. Gli allenamenti erano al mattino presso il TO DUONG (La sala dell’Altare con le ceneri del maestro Fondatore Nguyen Loc, ed ora anche quelle del Patriarca Le Sang). Al pomeriggio ci si allenava al Quartiere 8, mitico centro sportivo della periferia di Ho Chi Minh City gestito dal Maestro Nguyen Van Chieu. Questo è il distretto con il più alto numero in assoluto di praticanti, oltre ad essere il livello tecnico migliore del Vietnam.
Ci si allenava per la imminente gara, per avanzare con il programma e per l’esame che sarebbe avvenuto a fine periodo.
Il giorno delle gare
Le gare furono qualcosa di indescrivibile. In quel periodo in Vietnam non era ancora così comune avere ospiti europei, quindi eravamo l’attrattiva principale per il pubblico. Venivamo accolti come delle stars, perché avere una partecipazione internazionale in quegli anni era importante. Il Vietnam era uscito dall’embargo da poco tempo e la presenza straniera era ancora molto bassa, quindi vedere praticanti della loro disciplina arrivare dall’altra parte del mondo era davvero un evento da non perdere.
Le gare furono un’esperienza indimenticabile, sia per l’emozione del momento in se che per il primo oro internazionale che guadagnai gareggiando con la spada. Fu un grande risultato per quei tempi. Non ero certo il primo europeo a farcela, ma comunque uno dei pochi, un risultato del tutto inaspettato. Ho sempre gareggiato con l’intento di raggiungere il gradino più alto del podio ma non avevo mai davvero creduto di poter vincere. D’altro canto, quando mi si sarebbe ripresentata una tlae occasione?
Profusi tutto me stesso e la mia volontà mi premiò.
Un po’ di turismo
Durante le tre settimane trascorse abbiamo avuto l’occasione di visitare altri luoghi e una mattina ci siamo trovati a sostare sul Delta del Mekong, a Vinh Long, per assistere ad una sessione d’esame per cinture gialle con la presenza di più di 100 atleti. Un paesaggio che nulla aveva a che fare con la città.
Riguardo la pratica Il livello tecnico si presentava più basso, ma quello che notammo fu l’estrema povertà che non era così evidente ad Ho Chi Minh City. Ragazzi giovanissimi che condividevano un Vo phuc (la divisa del Vovinam), persone fisicamente molto differenti dagli abitanti cittadini.
Prendemmo violentemente coscienza che il Vietnam non era Saigon.
Manca poco, ultimi giorni in Vietnam
Ultimi giorni che scorrono mentre si avvicina il giorno degli esami. Intanto le nostre gare erano andate sulla TV Nazionale ed ogni tanto nel centro capitava che qualcuno ci riconoscesse come atleti di Vovinam intrattenendoci a conversare. Sembra strano a dirsi oggi, ma nel 1999 in quella che oggi è una Metropoli internazionale, era davvero raro trovare gruppi di occidentali, quindi eravamo facilmente riconoscibili.
Ormai è giorno di esame
In commissione sono presenti i due maestri di più alto livello, il Maestro Nguyen Van Chieu e il Maestro Nguyen Van Sen. La sorpresa fu quando apprendemmo che l’evento aveva richiamato la presenza della TV. Non ripresero l’intero esame, ma fecero un servizio su di noi. RRcordo ancora che mi fu chiesto di iniziare, in quanto il più alto in grado, con un Quyen che avevo appena imparato nella mia permanenza in Vietnam, ossia Song Dao Phap, la forma dei doppi coltelli. Quyen tanto amato e tanto odiato da molti proprio a causa della sua bellezza ma anche della sua difficoltà.
Dopo questo inizio con il botto l’esame proseguì in modo regolare e con esito molto positivo. Questo mi permise di tornare a casa enormemente soddisfatto dell’esperienza che avevo appena concluso.
Si torna in Italia
Era ormai tempo di vacanza, ma ovviamente al rientro in palestra a settembre c’era grande interesse e curiosità da parte dei miei allievi riguardo al viaggio in Vietnam. Allora non si documentava in tempo reale tramite i social. Ricordo che aprii la mia prima casella di posta elettronica proprio in occasione del viaggio. Questo sarebbe stato per 20 giorni l’unico modo per poter comunicare con l’Italia visto che le telefonate erano carissime, quindi si tornava in Italia con il carico di racconti e la curiosità da parte di chi ne attendeva la narrazione.
Tutto riprese come prima, ma una sera, forse davanti ad una pizza dopo l’allenamento, ricordo ancora il commento che più mi restò impresso nella mente e nel cuore da parte di una mia allieva di allora “il Vietnam ti ha cambiato”!
Vedeva in me quello che era tornato ad essere un praticante e di conseguenza un insegnante diverso. Mi vedeva cresciuto, progredito in qualcosa che forse qui non avrei potuto apprendere del tutto. Ancora oggi non saprei dirvi esattamente cosa possa essere, ma senza dubbio la pratica del Vovinam nella sua terra di origine trasmette qualcosa che va oltre quella pratica che tutti i giorni ci impegniamo a fare per pura passione. Ti rendi conto quanto ancora ci sia da imparare, non solo sotto l’aspetto tecnico.
Vietnam e Vovinam, un viaggio senza fine
Quel viaggio in Vietnam segnò talmente tanto la mia pratica che già non vedevo l’ora di tornarci. Nel 2000 non mi fu possibile, ma il 2001 segnò un susseguirsi di viaggi, che mi riportarono in quell’incantevole paese per molti anni.
Nessuno dei miei 18 viaggi sul Vietnam è di valore inferiore a un altro. Ognuno di questi viaggi ha un’importanza fondamentale nel mio percorso perché per ognuno di loro c’è una storia, un racconto, un’esperienza diversa che ha lasciato una traccia indelebile nella mia pratica. Negli anni quel ritorno è diventato un’esigenza personale. Non tanto per il ruolo che ricopro ad oggi in Italia ed in Europa, ma un’esigenza perché si è creato un forte legame con questo paese e il suo popolo che va oltre la semplice pratica dell’arte marziale. Alcune delle mie trasferte sono state anche veloci dove non ho neppure avuto l’occasione di allenarmi, perché ero li per eventi ufficiali che non mi hanno permesso di dedicarmi a me stesso, ma in ogni caso sono stati momenti in cui ho appreso e portato con me qualcosa che mai avrei potuto acquisire qui.
I miei viaggi in Vietnam oggi
Oggi i miei viaggi in Vietnam sono diversi da quelli che facevo anche solo 10 anni fa. Non ho più l’esigenza di imparare qualcosa di nuovo per ora, ma sono viaggi che mi consentono di godere della compagnia di persone a cui sono legato, in particolare a colui che ad oggi considero il mio maestro, il Gran Maestro Nguyen Van Chieu. Lui è la persona che nel 1999 mi accolse in casa senza neppure conoscermi, se non per un rapido incontro di qualche giorno l’anno prima in spagna. Colui il quale negli anni a seguire ha sempre messo a disposizione il suo tempo, la sua casa, la sua palestra a me e a chi mi accompagnava, senza mai chiedere nulla in cambio. Un UOMO, un grande uomo, che con estrema umanità sa essere un grande maestro per me e per tantissimi praticanti che come me si sentono e sono suoi allievi.
Non so se ogni atleta debba passare dal Vietnam una volta nella sua pratica, credo siano percorsi strettamente personali che ognuno di noi deve decidere di intraprendere ove ne senta l’esigenza.
Posso affermare che il Vietnam ci segna in modo indelebile, il Vietnam resterà sempre dentro di voi una volta che lo visiterete, lunga vita al Vietnam, Vietnam Muon Nam come dicono i suoi cittadini!
VITTORIO CERA