Non so se mai potrò rappresentare la figura del maestro come io ce l’ho in mente, ma di sicuro in questi 33 anni di pratica ho imparato molte cose riguardo a ciò, sicuramente ne imparerò ancora, e mi piacerebbe allo stesso tempo trasmetterle.
Io non ho mai smesso di chiamare “maestro” chi per me lo è, chi lo è stato per me e chi per me rappresenta questa immagine anche se non ha direttamente mai insegnato a me, ma non accetterò mai più che nessuno mi imponga questo.
Sono cresciuto in questo mondo con l’imposizione di tante regole, regole spacciate per tradizinali, invece erano regole inventate ad arte per sembrare tradizionali, invece pura invenzione occidentale per cercare di crearsi un modo attorno a se che portasse “rispetto” senza neppure sapere di cosa si stesse parlando.
Un giorno però andai in Vietnam. Era il 1999, ero ancora un giovane praticante, avevo il 2° dang, e mi stavo avventurando in un mondo nuovo, l’arte marziale praticata dove è nata.
Fu la più intensa esperienza della mia carriera nel Vovinam e fu solo un inizio, perchè da li non riusciì più a fermarmi e tornai in Vietnam ogni anno fino al 2020, ultimo viaggio, ultimo viaggio per salutare lui, IL MAESTRO!
Conobbi il maestro Nguyen Van Chieu nel 1998 in Spagna, fu già qualcosa di diverso, perchè ti immagini un uomo inavvicinabile, perchè ha l’8° dang e arriva dal Vietnam, invece è incredibile, è umano, è come noi, ti da le pacche sulle spalle e ti parla come se ti conoscesse da sempre. Ecco, io questa cosa forse non l’avevo ancora vissuta con un maestro, o forse in rarissimi casi, ma in modo differente.
Dal primo viaggio in Vietnam all’ultimo giorno, il maestro fu per me un riferimento. In realtà credo di averne avuto la reale percezione più tardi, ma se ci penso ora, lui è la persona che nel 1999 mi ospitò a casa sua per 3 settimane, ma non sapeva chi fossi realmente. Che non mi chiese un soldo, ma ero li, mi insegnava e mi ospitava. Fu sempre così fino all’utlimo, e fino all’ultimo fu la persona più disponibile della terra.
“Qualcuno disse, ma come fa ad essere il tuo maestro se sta a 12 mila km di distanza? Risposi che sapere essere maestri è proprio questo. Lui a 12 mila km di distanza era in grado di essere più maestro di tante persone che avevo accanto tutti i giorni.”
Ho avuto vari maestri, anche bravi, che sarebbero potuti essere maestri di valore, ma l’ego ha preso il sopravvento.
Insomma, ci vedevamo ormai una volta all’anno, in modo intenso. Sono arrivato a stare in Vietnam anche 2 mesi per imparare, e comunque ogni volta avessi un minimo dubbio bastava una mail, un messaggio, e lui rispondeva in modo dettagliato alle mie domande sul Vovinam.
Non mancava mai un compleanno e non si dimenticava mai di salutare i miei genitori, conosciuti in Italia, mia moglie, mia sorella e il suo compagno, che aveva conosciuto una volta nel 2002.
Essere maestri quindi non è solo saper comandare il saluto, che poi è una cosa che lui non faceva mai, in quanto in Vietnam il saluto non lo comanda il maestro, sapere insegnare la tecnica, cosa che purtroppo ad oggi non è da dare per scontata anche per i maestri, ed essere severo. Lui era tutte queste cose, anche molto severo, ma alla fine era un uomo come tutti noi. Aveva dei principi ed era cresciuto in una società che gli aveva insegnato a vivere con gli altri e rispettare gli altri. Anche questo è essere maestri.
La cultura vietnamita impone che ci sia rispetto per anziani, per chi ha un ruolo più alto del nostro e via dicendo. Non serve imporre certe regole, loro hanno regole di buona educazione che fanno parte della loro cultura, che tu faccia Vovinam o no. Si saluta il maestro quando si entra in palestra, non perchè è il maestro, perchè è buon educazione farlo. Facile farsi salutare perchè si è il maestro… ma la vera conquista è farsi salutare perchè le regole dicono che salutare è educato.
Lui mi ha cambiato la visione dell’arte marziale. Lui mi ha fatto capire che la pratica del Vovinam è una pratica di vita normale dove impari delle tecniche e insieme impari ad applicare ciò che la normale educazione insegna. Nessuna forma di esaltazione. Vieni rispettato perchè rispetti a differenza di ciò che si sente qui troppo spesso “rispetto solo a chi mi rispetta”.. inzia per primo, vedrai che il rispetto sarà una cosa reciproca, se te lo meriti, sia chiaro.
Il maestro ha avuto per me sempre un grande rispetto, sin dal primo giorno, forse anche molto prima che io potessi averne per lui. Non mi ha neppure dato tempo di dargliene, perchè per lui era normale rispettarmi come vo sinh, questo insegna un maestro.
Lui ti diceva GRAZIE, ti dice BRAVO.. cose che alcuni “vecchi” maestri non facevano perchè l’atleta andava formato così.. ma chi lo ha detto? Di certo non arrivavano dal Vietnam questi insegnamenti.
Io a lui devo i miei “ultimi” 23 anni di pratica.. e credo che gli dovrò anche i futuri. Ha degli studenti, suoi allievi diretti che hanno vissuto davvero il Vovinam con lui, che portano avanti il suo lavoro e che incontrarli è come rivivere momenti con lui. Non è esattamente la stessa cosa, ma per me tornare in Vietnam e praticare con loro è un po’ come rivivere i momenti con lui.
Lui non era una eccezione, sia chiaro. In Vietnam di maestri così ce ne sono molti. Io porto il suo esempio, esempio di chi è riuscito a trasmettermi dei veri insegnamenti che vanno anche un po’ oltre la semplice pratica del Vovinam.. e tutto questo nonostante una “distanza linguistica” notevole.
Lui mi ha insegnato molto. Sono felice che alcuni miei allievi lo abbianoi conosciuto, anche se magari non vissuto come me, ma senza dubbio un segno lo ha lasciato anche in loro.
Oggi lo ricorderemo insieme ai miei allievi per la prima volta dopo la sua scomparsa. Il 2021 non ci ha permesso questo momento, e quindi lo recupereremo oggi con una piccola cerimonia di commemorazione.
Grazie maestro per tutto ciò che hai dato a me, ma soprattutto per tutto ciò che hai dato al Vovinam, ma che in realtà stai ancora dando oggi!
Un affettuoso saluto da un tuo allievo oltreoceano,
Môn sinh Vinh Tô